I “magnifici quaranta” del sacchetto solidale

Sassari sera n°12 – anno 47 – dicembre2007/gennaio 2008

Un anno fa, il 21 ottobre, è nata la “casa della fraterna solidarietà”. Un anno trascorso veloce e forse con qualche cefalea …
<<Un po’ di cefalea c’è stata e c’è. Ma è dovuta all’ansia. Anzi due tipi di ansia: la prima è quella relativa ai locali dove operiamo (Corso Angioy) che sono di proprietà della Fondazione Divina Provvidenza che ringraziamo di cuore. L’altra è ansia che deriva dalla continua ricerca di derrate alimentari, operazione non facile anche perché non sempre e non tutti quelli che avrebbero potuto hanno risposto in modo immediato ed adeguato>>.
All’inaugurazione dello scorso anno c’era la cosiddetta “Sassari che conta”. Quante promesse?
<<Mah … a dire il … vero, la “Sassari che conta” promesse non ne ha fatto. Certo avrebbe potuto fare in modo di reperire un locale che sicuramente gli enti pubblici possiedono in città e non avremmo preteso sicuramente un locale a cinque stelle! Anche un rudere da riadattare mettendoci noi soci fondatori le mani in tasca>>.
E invece per quanto riguarda le donazioni?
<<Noi siamo una onlus e non volevamo di sicuro i prodotti di prima scelta, ma ci saremmo accontentati, come ci accontentiamo, di quei prodotti che si approssimano alla scadenza. Fra quanti hanno preso parte all’inaugurazione non c’erano i cosiddetti “big”, ma coloro che fin dall’inizio (li abbiamo ripetutamente citati) ci hanno dato quel che potevano. Potrei citare il monopolista regionale del latte che non ha potuto venirci incontro per, presumo, difficoltà.
Fra i “latitanti” voglio sottolineare l’assenza di qualche grosso … grosso centro commerciale che ancora purtroppo preferisce dare in “pasto” derrate alimentari ai cassonetti e alle discariche che potrebbero sfamare un intero paese. A parte questo debbo dire che i singoli, la gente di Sassari, stanno dimostrando una sensibilità, un cuore,  nei confronti di questa iniziativa, che davvero commuove>>.
Un esempio?
<<C’è gente che viene e ci porta i “doni”: una cassa di pelati, del the o altro. E questo è magnifico! Anche perché, è evidente, si sono resi conto che la nostra è una di quelle associazioni di volontariato in cui si sa dove vanno a finire le cose>>.
Ritorniamo alla sede. Nel numero del 30 di settembre scorso, Il Sassarese ha denunciato l’incredibile patrimonio immobiliare inutilizzato che c’è a Sassari di proprietà pubblica o anche privata. Possibile che davvero non si riesca a trovare un … buco per la “Casa della Fraterna Solidarietà”?
<<Bella domanda! E’ il quesito che mi pongo di continuo. Ma la risposta è però sempre amara: evidentemente non interessiamo a nessuno. Non voglio fare polemica. Ma avendo un … “bacino di utenza” purtroppo non vastissimo, non meno però di mille famiglie, a questo rivolgiamo il nostro lavoro perché sono e rimarranno persone conosciute da accogliere con affetto e con un sorriso di benvenuto>>.
Forse non interessiamo a nessuno, ha detto. Forse … lei si sta arrendendo?
<<Ma nemmeno per sogno! Precisiamo: io posso definirmi il “regista” mettendoci molta vanagloria, di questa iniziativa. Ma i “primi attori” sono i volontari. E i donatori. Quella dei volontari è una squadra meravigliosa formata non meno di quaranta persone, signore, insegnanti in pensione e anche (stupefacente!) da coloro che prima si presentavano dall’“altra parte” (per ricevere il sacchetto) e poi hanno deciso che disponendo di tempo potevano “dare una mano” e sono passati anche loro a servire i bisognosi come son loro stessi. E poi a fine giornata rientrano nella loro casa col sacchetto, come gli altri. Se non è solidarietà questa!>>
Una sorta di … ringraziamento.
<<Un coinvolgimento. E poi in aggiunta a ciò c’è la bella presenza di quattro mormoni, due ragazze e due ragazzi che così, senza alcuna pretesa, vengono una volta la settimana dando una bella mano d’aiuto>>.
Ma c’è un futuro per la “Casa della Fraterna Solidarietà”?
<<Abbiamo scoperto che c’era questa gente bisognosa che viveva in modo sotterraneo e perciò ci siamo mossi. Il futuro. Dipende … dipende da qualche “variabile”. Dovessimo essere … affettuosamente … sfrattati perché la “Divina Provvidenza” ha necessità di vendere parte degli immobili, certamente dovremmo, poiché siamo in comodato, lasciare i locali di Corso Angioy. Ma sia chiaro, a costo di fare, come soci fondatori, sacrifici personali, troveremo un altro locale>>.

C’è una Sassari bisognosa e una solidale. Voi fate parte della seconda “categoria”, se mi passa la definizione. Lei conosceva, prima di iniziare l’attività, questa realtà della povera gente sassarese?
<<No. Con molta umiltà devo dire che dopo avere sentito qualche parroco ne ho parlato con monsignor Francesco Soddu che mi ha incoraggiato molto. Mi ha detto che dovevamo andare avanti perché il problema c’era e c’è>>.
Don Soddu fa parte della Caritas Diocesana.
<<Si ed è una persona estremamente illuminata. È stato lui lo scorso anno a benedire i nostri locali>>.
Facciamo adesso qualche nome di coloro che vi aiutano.
<<Sono orgoglioso di rispondere alla domanda. Oggi siamo abituati a leggere brutte notizie mentre vi sono tante persone che invece “fanno” buone notizie. Citando coloro che ci aiutano spero si possa scatenare un “contagio” positivo. Antonello Cesaraccio, panificio; altri panificatori Ballarini, Mauro Calvia. Il banco Alimentare e il presidente Michele Bulla. Quasi per incanto è apparso Oggiano del mercato ortofrutticolo che una volta la settimana conferisce frutta e verdura. E poi Rinaldo Carta, della Cobec, amico generoso con noi fin dall’inizio. Poi c’è la Danone che ci da lo yogurt. Il riparatore della Zanussi ci ha fornito un frigorifero industriale. Zunino Auto ci ha dato un automezzo che ci consente di trasportare la merce. Non parlo dei privati perché mi hanno fatto obbligo assoluto di riservatezza. C’è da rimanere estasiati di fronte alla generosità di una tabaccaia di Sassari  che va al market, compra 100 chili di pasta e li porta da noi>>.
Per chiudere un augurio: che finiscano le cefalee.
<<Spero passino del tutto!>>.

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