Duecento in fila per pane, latte e pasta

Una giornata tra gli operatori nella sede della Casa della fraterna solidarietà

SASSARI. Quelli che stanno veramente male, forse sono quelli che non dicono una parola tendono la mano verso uno dei volontari, con lo sguardo basso prendo una busta e vanno via in silenzio. I piedi leggeri per la fretta e il cuore pesante dalla vergogna. Ma al minimarket della solidarietà non si fanno distinzioni, e se tra 200 poveri che si presentano, ce ne sono 50 <<fasulli>>, poco importa: 150 avranno da mangiare.

I volontari indossano i gilet della Casa della fraterna solidarietà, uomini e donne, chi già in pensione, chi disposto a trovare un ritaglio di tempo tra lavoro e famiglia, pur di dedicarsi agli altri, pur di fare qualcosa di giusto. E davanti ai sorrisi sdentati degli anziani, che battagliano ogni mese con la pensione minima e alla fine perdono sempre, o di fronte a giovani madri che trascinano passeggini per mezza città, pur di arrivare allo sportello di corso Angioy 16, questi volontari trovano l'energia per portare avanti un progetto ambizioso: dare da mangiare tutti i giorni ai nuovi e ai vecchi poveri della città, senza chiedere documenti, senza fare firmare nulla. Ieri, gli operatori della Casa della fraterna solidarietà sono arrivati verso le 8,30. In mezz'ora hanno preparato le prime cento buste: cinque panini, un brick di latte,un pacco di pasta e un barattolo di pelati. L'apertura dello sportello del <<minimarket>> era prevista per le 9, ma i primi poveri si sono presentati ancora prima e hanno atteso all'esterno: chi seduto sulle scale d'ingresso, chi in piedi contro il muro del palazzo, lo sguardo a terra. Poi, quando la <<finestra>> sul portone del palazzo si è aperta, è incominciata la processione dei bisognosi. Qualcuno è arrivato da solo, altri in gruppi di due o tre. Diversi uomini anziani, con gli abiti malandati, e parecchie donne di una certa età, alcune con i vestiti di casa, altre eleganti e con tanto di orecchini e collane d'oro, forse una forma di pudore, una maschera per uscire per strada e nascondere la miseria. Ciò che ha accompagnato tutti è stato lo stupore, stampato in faccia insieme a un mezzo sorriso: <<Non c'è niente da firmare?>>. No, nessun documento da esibire, i responsabili dell'associazione non si preoccupano se qualcuno si presenta con tutti i componenti del nucleo familiare per portare via più buste: <<Fare la scorta non ha senso – spiegano - lo sportello della solidarietà è aperto tutti i giorni>>. Una giovane padre di famiglia, disoccupato e in terapia al Sert, ieri è arrivato con la moglie e il più piccolo dei suoi figli. <<Seconde me in molti prendono le buste e poi se le rivendono - ha detto il giovane con l'aria di chi la sa lunga -, magari per comprarsi la droga. E poi qualcuno può fare il furbo e venire con la moglie o un parente e chiedere due buste. È una questione di principio, perché ci sono anche gli altri che hanno diritto ad avere la spesa>>. Lo stesso giovane, dopo qualche minuto è entrato e ha preso una busta, chiedendo ai volontari anche omogeneizzati per i suoi bambini. Poi è entrata la moglie e ha chiesto un'altra busta con l’aggiunta di omogeneizzati. Altri sono arrivati in quattro su una macchina, e con quattro buste zeppe di cibo se ne sono andati. <<Per noi l'importante è che tra tutti quelli che arrivano, ce ne siano tanti che hanno davvero bisogno - dicono i volontari -. Secondo noi almeno 80 su 100 sono veri poveri, numeri che bastano per spingerci a continuare questo lavoro>>. Dopo due ore di consegne, alle 11 è stato chiuso lo sportello. I volontari, però, sono rimasti fino alle 11. 30, per riordinare e buttare le scatole vuote. E per fare un bilancio della seconda giornata di <<lavoro>>. L'ultimo ad andare via e a chiudere la sede è stato il coordinatore Gigi Noce. Lunedì scorso, giorno di apertura ufficiale della sede, i volontari hanno consegnato 215 buste di generi alimentari. Ieri mattina, i sacchetti consegnati sono stati 205. Cifre enormi,ch e hanno sorpreso gli stessi organizzatori. Secondo le previsioni fatte dall'associazione, infatti, si sarebbero dovute consegnare dalle 50 alle 100 buste al giorno, ma i dati reali sono stati molto più <<importanti>>, al punto che sia lunedì che ieri, a metà del lavoro è finito il pane. È stato necessario, infatti, ordinare altre ceste al panificio Cesaraccio (uno dei fondatori dell'associazione). E alla fine tutti hanno avuto la loro spesa gratis. <<È necessario che le catene dei supermercati diano il loro contributo - spiega Aldo Meloni, presidente dell'associazione di volontariato -, e in città ce ne sono tanti. Moltissimi prodotti vengono buttati a pochi giorni dalla scadenza, se li dessero alla nostra associazione potremmo sfamare tantissimi poveri della città>>.


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