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E la Casa della Fraterna Solidarietà festeggia la dentiera numero 200

Sassari - «Oggi festeggiamo la 200esima dentiera». Aldo Meloni, presidente della Casa della Fraterna Solidarietà, onlus che nei locali di corso Margherita di Savoia garantisce con i suoi volontari viveri di prima necessità, abiti, giocattoli per i bambini e un nuovissimo servizio per la tutela dei diritti, lo dice subito: «Abbiamo donato 200 sorrisi». Angelo Salvatore Fois può adesso masticare senza problemi. Ed è già pronto Sergio Luiu. Sarà lui il 201esimo, a cui, a breve, sarà restituito il sorriso, ma anche la possibilità, come a tutti gli altri, di ritornare a masticare.

«Si rivolgono a noi anche giovani donne, con difficoltà economiche, per la nostra società "diventate" brutte, perché senza denti, e che erano depresse. Le abbiamo aiutate. 
Hanno ritrovato il sorriso ma anche il lavoro. Una cosa che ci gratifica in modo splendido», dice Meloni.

«Un paio di ani fa ho scoperto che l'Asl non fa dentiere per i poveri! È una cosa che poi al servizio sanitario costa in medicine e problemi di altro tipo, causati dalla cattiva masticazione per esempio», aggiunge Meloni. Dentisti ed odontotecnici sono tutti volontari ed il materiale per realizzare le dentiere viene acquistato dalla stessa onlus, che ricorre ai fondi del 5 per mille ed alle donazioni. (lufo)

A Sassari Un centro per la tutela dei diritti delle persone in difficoltà

Sassari - Non solo il sacchetto della speranza, con i viveri di prima necessità, o abiti e vestiti di tutte le fogge ed i giocattoli per i bambini oppure, ancora, le dentiere per restituire il sorriso a chi lo ha perso o semplicemente ha difficoltà a masticare. La Casa della Fraterna Solidarietà, che con i suoi volontari opera in corso Margherita di Savoia (nei locali dell'ex Questura), propone un altro servizio, rivolto a chiunque si trovi in stato di difficoltà economica e sia ragionevolmente convinto che un suo diritto (in materia di sussidi, pensione, fisco, controversie legali) sia stato negato. Nasce il "Centro per la tutela dei diritti delle persone in stato di difficoltà". Ogni mercoledì, dalle 15,30 alle 17,30, un team costituito da commercialisti, fiscalisti, avvocati ed esperti in sanità ma anche in previdenza forniranno assistenza a tutti coloro che ne faranno richiesta. Basterà chiamare il martedì, tra le 17 e le 18, al numero 0794814482, per prenotare l'incontro.

«Vogliamo dare una mano a chi è meno fortunato, senza burocrazie, senza accidenti», spiega Aldo Meloni, presidente della Casa della Fraterna Solidarietà. «Qua ci sarà un team che ogni mercoledì prenderà nota del diritto negato. Stiamo pubblicizzando questa nuova iniziativa, non solo grazie alla stampa. Andremo infatti in tutti gli uffici pubblici, in tutti i posti dove le persone possono sapere. Qui da noi possono avere una certezza: non ci sono tempi lunghi. Ci saranno solo persone al loro servizio». Con l'ovvia avvertenza che più di 20-30 persone non possono essere ricevute. «Altrimenti non ce la faremo mai», sospira Meloni.

«Per il momento siamo un piccolo nucleo di professionisti, in tutto, per ora, 25», spiega Carlo Sardara, commercialista. «Siamo in attesa di accogliere altri professionisti. Abbiamo il sostegno dei patronati Senas ed Epas, ma siamo aperti anche ad altri patronati».

Il nuovo Centro per la tutela dei diritti delle persone in stato di difficoltà è stato presentato giovedì mattina nella sede di corso Margherita di Savoia. Ha partecipato anche l'assessore provinciale alle Politiche Sociali Daniele Sanna, presente a titolo personale. «Sono rimasto molto colpito da tutte le iniziative portate avanti dai volontari coordinati da Aldo Meloni. Sono venuto qui qualche settimana fa con le funzionarie del Settore Servizi Sociali della Provincia ed ho scoperto quanta sensibilità sia presente. C'è sempre bisogno di dare una mano». E allora ecco l'appello di Aldo Meloni. «Il mio è un auspicio: che questo caseggiato, la nostra casa, diventi il Palazzo della solidarietà. Dicono che ci sono altri edifici, che potrebbero essere messi a disposizione... Ma dove? Allora lancio questo appello alla Provincia (proprietaria della struttura, ndr)». (lufo)

 

 

Quando l'arte diventa pane quotidiano

 

In città si diffondono iniziative di solidarietà promosse da laici

Padre Manzella Oggi

“ noi cosa dobbiamo al povero? Generosità sconfinata e amore ardente per la sua salute dell’anima e del corpo”

P. Manzella (La Carità, XI, 1933)

La mattina del 21 ottobre scorso mons. Francesco Soddu, direttore della Caritas diocesana di Sassari, nella cappella della Casa Divina Provvidenza, svolgeva il rito di benedizione degli astanti, inaugurando in tal modo la Casa della Fraterna Solidarietà. L’incontro, partecipato dai promotori dell'iniziativa, dai volontari che avrebbero assicurato il servizio e da un numero considerevole di invitati, ebbe inizio con una breve ma toccante relazione presentata dal dr. Aldo Meloni, presidente dell'associazione di volontariato. I soci fondatori sono tutti uomini, mossi dall'unico fine di offrire ai bisognosi della città un sacchetto contenente l'indispensabile per potersi sfamare almeno per una giornata. Il “ market dei poveri”, situato in alcuni ambienti alquanto ristretti in corso Angioy 16, è stato messo a disposizione temporaneamente dalla fondazione Casa Divina Provvidenza, dalla mattina del giorno 23 ottobre, giorno di apertura, si presentano ogni mattina (il servizio viene erogato tutti i giorni, esclusa la domenica, dalle ore 9 alle ore 11) specialmente da volontarie, almeno trecento dei nuovi e vecchi poveri della città. A ciascuno i volontari con gentilezza e con un sorriso consegnano il sacchetto di generi alimentari, con pane, pasta, latte e pelati. Ciò che colpisce maggiormente gli stessi indigenti è il fatto che alla casa della fraterna solidarietà non vi è da esibire nessun documento né vien chiesto di depositare la propria firma. La prassi instaurata dai promotori di questa provvidenziale iniziativa è quella di conservare l'anonimato di coloro che si presentano, come anche di non indagare sulle cause che portano i bisognosi a chiedere la busta, né tantomeno di inquisire sulle loro idee politiche o religiose. Questo totale rispetto della privacy rende soddisfatti coloro che con modestia e silenzio chiedono aiuto allo sportello di corso Angioy, specialmente anziani che percepiscono la pensione minima. Altra nota di pregio è che al market dei poveri non vengono fatte distinzioni, e, se tra i 200 bisognosi, che si presentano, ce ne sono 50 fittizi, poco importa: 150 avranno da mangiare. Nei primi due giorni di attività sono state distribuite rispettivamente 225 e 205 buste e nelle settimane successive il numero dei sacchetti distribuiti oscilla tra i 280 e 330. Cifre enormi che stupiscono tutti, sorprendono agli stessi operatori, i quali pensavano di poter consegnare al massimo un centinaio di busta al giorno. Tanto è vero che i primi giorni, a metà del lavoro è terminato il pane. È stato necessario, allora, ordinare altre ceste dal panificio Cesaraccio (uno dei soci fondatori dell'associazione). E alla fine tutti hanno avuto la loro spesa al completo. Attraverso il numero degli indigenti che quotidianamente si presentano a ritirare la busta al punto di solidarietà in corso Angioy, si ha la misura di quante persone in città vivano in condizione di disagio, senza considerare il degrado di vita degli immigrati, di numerosi sbandati e dei senza fissa dimora. È vero che la chiesa diocesana, attraverso la caritas, in tantissimi casi interviene, ma le urgenze sono numerosissime e complesse, nonostante esistano un osservatorio dalla povertà della caritas, e le tante iniziative legate ai gruppi delle vincenziane, alle mense, all'ostello per uomini e alla casa per donne. È necessario un maggior coinvolgimento di donatori di generi alimentari, il vestiario e quant'altro possa essere utile per un'autentica opera di carità, premessa indispensabile per la promozione umana delle persone. Applaudono alla richiesta del dr Aldo Meloni, pubblicata sul quotidiano locale il 25 ottobre passato. “ è necessario che le catene dei supermercati diano loro contributo - scrive il presidente dell'associazione di volontariato - e in città ce ne sono tanti. Moltissimi prodotti vengono buttati a pochi giorni dalla scadenza, se li dessero alla nostra associazione potremo sfamare tantissimi poveri della città”. Quanto suggerito dal dr. Meloni, si è verificato in modo encomiabile l’ultima domenica di novembre presso il Supermarket “Cortesantamaria”. Analizzando la recente iniziativa della Casa della Fraterna solidarietà, ho fatto alcune riflessioni che mi hanno portato indietro di un secolo e mezzo fa e che mi hanno messo a confronto le condizioni della povera gente di oggi con quella dell'inizio del XX secolo, quando P. Manzella, con l'aiuto fattivo di uomini di fede e delle dame di carità, da lui personalmente formate, si prodigava nel far sorgere in città il Rifugio Gesù Bambino per raccogliere bimbe abbandonate (1908), la Casa Divina Provvidenza per i Cronici derelitti (1909), l’Istituto dei Sordomuti (1911), l’Istituto dei Ciechi (1912), la Casa dei Santi Angeli (1927), numerosi asili nonché le visite ai poveri a domicilio e visite ai carcerati, l'assistenza alle ex-prostitute. Ancor prima che arrivasse il Manzella nell'isola, alcuni uomini sentirono l'ispirazione di prodigarsi a favore di diverse categorie di persone. A Sassari veniva istituito il Regio Orfanotrofio delle Figlie di Maria per iniziativa di Vittorio Pilo-Boyl, marchese di Putifigari (1832). Per soccorrere i trovatelli della città e dare un minimo di istruzione e di mestiere, sorgeva l’Ospizio Maschile di S. Vincenzo(1858), ad opera di eminenti figure del mondo cattolico sassarese, quali Carlo Rugiu, che fu il principale promotore, mons. Marongio Delrio, futuro arcivescovo di Sassari, l'arcidiacono Deliperi e la signora Marietta Sechi. Al soccorso degli anziani si era provveduto con l'istituzione del Ricovero Regina Margherita, fondato nel 1870 da comitato di 35 cittadini. Le situazioni di grave disagio e degrado esistevano allora come al presente; sicuramente oggi, considerate le grandi mutazioni sociali, la presenza degli immigrati e le condizioni di vita sempre più precarie sono ancor più drammatiche. Per un più diretto confronto riporto tre casi emblematici ed eclatanti: uno degli anni ‘20 del secolo scorso e gli altri due dei nostri giorni. Si legge in una relazione del 1929 scritta dall'allora presidente della Casa Divina Provvidenza Maria Zirolia Pittalis: “Già Da Tempo Le Signore della Conferenza della Carità di Sassari nelle visite domiciliari ai poveri della città avevano constatato con dolore l'abbandono in cui molti casi venivano lasciati i più disgraziati che erano colpiti da malattie incurabili, senza il necessario, senza assistenza alcuna. Tra gli altri una di quelle infelici fu trovata carbonizzata nella stamberga in cui si era rifugiata, perché il fuoco del braciere cui si riscaldava si era appiccicato alle sue vesti”. In questi ultimi anni ha fatto grande scalpore la notizia di una signora trovata morta di inedia nel suo appartamento, posto in un palazzo del Quartiere di Monte Rosello. Altro episodio drammatico comunicato da mons. Soddu: “Un bambino stava piangendo e la mamma pensava avesse mal di pancia, quando è andato a controllarlo ha scoperto che un topo gli stava rosicchiando le dita dei piedi”.possiamo rimanere insensibili di fronte a questi tristi fatti? L’attività della Casa della Fraterna Solidarietà è senz'altro necessaria e richiede il contributo di molti sia come volontari sia come donatori. Ma altre opere dello stesso genere o con altra impostazione dovranno sorgere per arginare il disagio e le gravi situazioni in cui versano tanti nostri fratelli.

Duecento in fila per pane, latte e pasta

Una giornata tra gli operatori nella sede della Casa della fraterna solidarietà

SASSARI. Quelli che stanno veramente male, forse sono quelli che non dicono una parola tendono la mano verso uno dei volontari, con lo sguardo basso prendo una busta e vanno via in silenzio. I piedi leggeri per la fretta e il cuore pesante dalla vergogna. Ma al minimarket della solidarietà non si fanno distinzioni, e se tra 200 poveri che si presentano, ce ne sono 50 <<fasulli>>, poco importa: 150 avranno da mangiare.

I volontari indossano i gilet della Casa della fraterna solidarietà, uomini e donne, chi già in pensione, chi disposto a trovare un ritaglio di tempo tra lavoro e famiglia, pur di dedicarsi agli altri, pur di fare qualcosa di giusto. E davanti ai sorrisi sdentati degli anziani, che battagliano ogni mese con la pensione minima e alla fine perdono sempre, o di fronte a giovani madri che trascinano passeggini per mezza città, pur di arrivare allo sportello di corso Angioy 16, questi volontari trovano l'energia per portare avanti un progetto ambizioso: dare da mangiare tutti i giorni ai nuovi e ai vecchi poveri della città, senza chiedere documenti, senza fare firmare nulla. Ieri, gli operatori della Casa della fraterna solidarietà sono arrivati verso le 8,30. In mezz'ora hanno preparato le prime cento buste: cinque panini, un brick di latte,un pacco di pasta e un barattolo di pelati. L'apertura dello sportello del <<minimarket>> era prevista per le 9, ma i primi poveri si sono presentati ancora prima e hanno atteso all'esterno: chi seduto sulle scale d'ingresso, chi in piedi contro il muro del palazzo, lo sguardo a terra. Poi, quando la <<finestra>> sul portone del palazzo si è aperta, è incominciata la processione dei bisognosi. Qualcuno è arrivato da solo, altri in gruppi di due o tre. Diversi uomini anziani, con gli abiti malandati, e parecchie donne di una certa età, alcune con i vestiti di casa, altre eleganti e con tanto di orecchini e collane d'oro, forse una forma di pudore, una maschera per uscire per strada e nascondere la miseria. Ciò che ha accompagnato tutti è stato lo stupore, stampato in faccia insieme a un mezzo sorriso: <<Non c'è niente da firmare?>>. No, nessun documento da esibire, i responsabili dell'associazione non si preoccupano se qualcuno si presenta con tutti i componenti del nucleo familiare per portare via più buste: <<Fare la scorta non ha senso – spiegano - lo sportello della solidarietà è aperto tutti i giorni>>. Una giovane padre di famiglia, disoccupato e in terapia al Sert, ieri è arrivato con la moglie e il più piccolo dei suoi figli. <<Seconde me in molti prendono le buste e poi se le rivendono - ha detto il giovane con l'aria di chi la sa lunga -, magari per comprarsi la droga. E poi qualcuno può fare il furbo e venire con la moglie o un parente e chiedere due buste. È una questione di principio, perché ci sono anche gli altri che hanno diritto ad avere la spesa>>. Lo stesso giovane, dopo qualche minuto è entrato e ha preso una busta, chiedendo ai volontari anche omogeneizzati per i suoi bambini. Poi è entrata la moglie e ha chiesto un'altra busta con l’aggiunta di omogeneizzati. Altri sono arrivati in quattro su una macchina, e con quattro buste zeppe di cibo se ne sono andati. <<Per noi l'importante è che tra tutti quelli che arrivano, ce ne siano tanti che hanno davvero bisogno - dicono i volontari -. Secondo noi almeno 80 su 100 sono veri poveri, numeri che bastano per spingerci a continuare questo lavoro>>. Dopo due ore di consegne, alle 11 è stato chiuso lo sportello. I volontari, però, sono rimasti fino alle 11. 30, per riordinare e buttare le scatole vuote. E per fare un bilancio della seconda giornata di <<lavoro>>. L'ultimo ad andare via e a chiudere la sede è stato il coordinatore Gigi Noce. Lunedì scorso, giorno di apertura ufficiale della sede, i volontari hanno consegnato 215 buste di generi alimentari. Ieri mattina, i sacchetti consegnati sono stati 205. Cifre enormi,ch e hanno sorpreso gli stessi organizzatori. Secondo le previsioni fatte dall'associazione, infatti, si sarebbero dovute consegnare dalle 50 alle 100 buste al giorno, ma i dati reali sono stati molto più <<importanti>>, al punto che sia lunedì che ieri, a metà del lavoro è finito il pane. È stato necessario, infatti, ordinare altre ceste al panificio Cesaraccio (uno dei fondatori dell'associazione). E alla fine tutti hanno avuto la loro spesa gratis. <<È necessario che le catene dei supermercati diano il loro contributo - spiega Aldo Meloni, presidente dell'associazione di volontariato -, e in città ce ne sono tanti. Moltissimi prodotti vengono buttati a pochi giorni dalla scadenza, se li dessero alla nostra associazione potremmo sfamare tantissimi poveri della città>>.

La nostra storia

La nostra storia è semplice. Nel 2006, durante una cena fra amici, fu fatto rilevare che l’eccesso di cibo, al limite dello spreco, era un’offesa alla povertà la cui crescita stava assumendo dimensioni allarmanti anche a Sassari.
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Noi siamo volontari

Il nostro volontariato è contraddistinto dalla totale gratuità delle prestazioni e nell’assoluta apoliticità e aconfessionalità nella nostra operatività. Il rispetto nei confronti dei nostri fratelli in stato d’indigenza permanente o temporanea, è assoluto. Leggi

 

Dentiere

Dal mese di giugno 2012 abbiamo attivato nella sede in C.so M. di Savoia n.6 a Sassari, un laboratorio per l'installazione gratuita delle protesi dentarie. Il Martedì dalle ore 16,00 alle ore 18,00 un volontario, è a disposizione per concordare gli appuntamenti. Vai